mercoledì 14 agosto 2013

Il manifesto, ancora lui.

Nell'ultimo post preannunciavo che la mia lettera a commento di un articolo di Marco Rovelli non sarebbe stata pubblicata, mi sbagliavo.
La cosa mi rallegra, ma non è vanità: forse qualcosa sta cambiando nella linea del giornale. Come al solito, necessita una premessa.
Nel luglio dell'anno scorso, stanco per una posizione reticente se non fuorviante sulle cause della crisi, in occasione di un articolo di Burgio, mandai la lettera che ricopio:

  "Caro manifesto, sono abbonato da anni, piccolissimo azionista e lettore dall'inizio. Ultimamente però mi ritrovo sempre meno nel giornale: in pratica gli strumenti per capire il momento drammatico, ma prevedibile, in cui viviamo li ho trovati altrove. La nostra vulnerabilità in questa crisi dipende dalle scelte deliberate di chi ci ha ficcato, tacendocene i rischi, in un puzzle europeo in cui tutte le tessere devono essere uguali, e per chi ha qualche spigolo irriducibile ci sono le cesoie. Non mi appassiona il sogno vendoliano, non mi entusiasma la saga valsusina, non mi coinvolgono le meditazioni bertinottiane; in tutto ciò c'è un sottofondo sottaciuto: il nemico è quest'€uropa, da (quasi) tutti promossa e promessa come panacea, anche da chi dovrebbe difendere i miei interessi e non acconciarsi a quelli di un capitalismo ferocemente cieco.
L'articolo odierno di Burgio qualcosa dice ma gli anni bui del cavaliere sono stati possibili anche grazie all'abbassamento della guardia e dell'intransigenza di una sinistra famelica e amorale.
Comprendo le difficolta pratiche che limitano le vostre possibilità di approfondimento ed analisi ma sento che c'è altro: una sorta di sudditanza verso chi ha il potere di vita o di morte economica. O chiamiamolo ricatto, fuori dai denti. La storia ha strangolato altri fogli (Lotta Continua, Il QdL, Liberazione), siete rimasti solo voi ma non mi state dando, da troppo tempo, ciò che mi serve.
Oggi, da pensionato, privarmi di una cifra per me considerevole per difendere una trincea affettiva più che effettiva, mi pesa e anche voi, per il vostro passato, non meritereste di comparire nella voce -aiuti- anzichè in quella -investimenti- ma tant'è.
Abbiamo tempo sei mesi per decidere se continuare o smettere, vi auguro di ritrovare l'incisività e l'acutezza di altre stagioni, io spero di potermi ricredere, buon lavoro. m f"


L'incisività e l'acutezza non sono state trovate, nel frattempo il manifesto fece campagna elettorale per una salvifica SEL che non salvò il PD da una vittoria ingloriosa.
In questo anno qualche articolo di tema economico è stato pubblicato ed io ho mandato le mie letteracce sempre più spazientite per l'apparente stolidità delle posizioni. Ultimamente però qualcosa di più interessante si trova, recente esempio un anticipo da le Monde Diplomatique. Significa che anche in via Bargoni si comincia a pensare che l'euro sia la forma odierna della lotta di classe, che stiamo perdendo, in Europa? Se così fosse me ne rallegro e rimengo sintonizzato per misurare con quanto ritardo cambia la rotta al ruotare del timone (scogli in vista!).

 

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