Sono solo, e con me sono soli milioni di italiani. Soli davanti ad un futuro estinto.
Viviamo una vita postuma.
I partiti eredi delle gloriose tradizioni dimenticate si arrabattano spacciando per decisioni strategiche patetiche furbate per tirare domani.
Il PDL, guidato da un pregiudicato che non vuole rinunciare nemmeno al titolo di cavaliere, che non gli spetterebbe più, mostra senza imbarazzo le sue rumorose peristalsi: il boss, perso l'onore non vuole rinunciare al potere, gli accoliti, quasi orfani, oscillano fra l'affidamento e il riformatorio. Eppure l'ex cav. qualcosa di buono nella sua animalesca visione della società l'ha fatta: si è accorto, all'avanguardia fra i politici, che la crisi non passa se non cambia l'Eurozona, che l'aumento delle tasse per soddisfare i diktat francofortesi sono il piombo nelle ali dell'economia nazionale, e per questo ha pagato con il siluro del 2011. Colpito e affondato, ma si sa certi oggetti galleggiano...
Il M5* sta ancora crescendo, è ai denti da latte, noi aspettiamo pazienti che mettano quelli del giudizio, il Paese ha meno tempo; hanno ragione da vendere non volendosi mischiare con le mosche cocchiere della politica, ma chi non fa, non falla; i suoi elettori sono pieni di rabbia e di indignazione, il problema è trasformare tutto ciò in un progetto stabile, non in proclami truci che cambiano obbiettivo ogni giorno.
Il PD, oltre che un acronimo blasfemo, è il nulla. In trent'anni è riuscito a dilapidare il capitale affidatogli da milioni di cittadini di sinistra, alcuni dei quali ancora oggi si ostinano a crederlo un partito di sinistra, è passato attraverso abiure e fusioni fredde al solo fine di continuare ad occupare l'emiciclo e le ex municipalizzate, prima in nome dei soviet, ora della BCE. Nessun progetto, nessun coraggio, nessuna fantasia. Solo immobile tensione, mi ricorda un coniglio davanti a un crotalo, che parla tedesco.
Io e gli altri milioni a chi dovremmo affidarci? Ai tre sfigati qui sopra? A continui e sistematicamente abortiti progetti "progressisti"? Appesantiti da un personale politico usurato se non compromesso, e poi per fare cosa? La maggior parte dei leader, chiamiamoli così, non ha idea del perché la crisi si avvita, molti cercano le risposte rivisitando le liturgie di un secolo e mezzo fa. Le soluzioni individuali e violente non contano, almeno finché restano individuali.
Aspettiamo che la casa finisca di bruciare al rallentatore, un'idea di come ricostruirla, io e qualche altro milione di italiani, ce l'avremmo, ma siamo bloccati da quest'ingorgo istituzional-affaristico-giudiziario.
Non volendo sperare in un Napoleone, non sia mai che ci porti a estinguerci nella steppa, ci auguriamo almeno un Sansone.
Calata la polvere potremo ricominciare (come abbiamo sempre fatto).
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