La transizione è stata traumatica, ancora rimpiango la carta; alla
"vecchia"edizione on line mi ero adattato, ora non poter archiviare
la copia giornaliera per rileggermela al riparo dalle bizze del mio
collegamento ADSL (grazie telecom) mi crea qualche disagio; mi
abituerò.
Ma quello che conta è quello che trovo sul "mio" giornale, sono
critico da almeno un anno e ve l'ho scritto più volte, purtroppo non
c'è altro da leggere, ma non è il caso di accontentarsi. Siete
sovente appiattiti sulla sinistra che c'è, anche se non è più
sinistra (p.es. avete seguito la campagna elettorale di Bersani
legittimandone un ruolo di leader che non ha), state facendo lo
stesso con Renzi, dandogli una dignità politica degna di miglior
causa. Il PD non è più un partito "salvabile", nonostante i
tentativi di SEL, rendetevene conto e cambiamo pagina. Guardate con
sospetto a Grillo e ai 5*, avete ragione, è un movimento composito,
in cui convivono delle belle teste (poco influenti) e tante pance da
vellicare in attesa di buttare la massa raccolta su una qualche
bilancia, il che mi preoccupa molto. Date al sindacato lo spazio
canonico senza sottolineare il suo ruolo conservatore di diritti che
vanno diventando privilegi. Avete ultimissimamente scoperto le
piazze anomale e annusato collegamenti, collusioni, direttive con
logiche da questurini più che da sociologi (oggi però Viale mi
smentisce, speriamo continui); certo sarebbe "bello" se gli
scontenti scendessero in piazza cantando l'Internazionale dietro a
rosse bandiere, inneggiando ai gloriosi leader del passato come
facemmo noi nei '70 (in ogni caso servimmo a poco); così non è.
Hanno perso fiducia nei partiti che da almeno tre decenni non hanno
un programma autenticamente "di sinistra" ma si sono limitati a
gestire la ritirata. E qui arriviamo al punto: capire che è
successo. La nostra parte del mondo, l'Europa, ha rinunciato a
Keynes, come il resto del mondo, sulla spinta delle teorie
ultraliberiste di von Hayek, confidenzialmente reaganomics. Il
capitale nel suo incessante inseguimento del saggio di profitto sta
erodendo la base stessa della produzione metropolitana, con annessi
salari. Qui da noi il fenomeno è stato realizzato grazie ad un
artifizio monetario, l'euro, che ha distrutto l'autonomia del
sistema politico che non ha più il controllo delle leve di politica
economica essendo state delegate (scippate) altrove. Da qui il grido
inquietante "Italia, Italia" delle piazze: il popolo SA che i nostri
politici sono inutili, lo sa come sapeva Pasolini in un altro
contesto, lui perchè era un intellettuale, i manifestanti perchè
vivono il degrado sul loro essere. Cosa dovrebbe fare il "mio"
giornale? Spiegarci che riconquistare il predominio della politica
sull'economia è la condizione indispensabile per puntare nuovamente
al socialismo, che le analisi usate sono rassicuranti ma inutili,
che essere comunisti ma non capire le masse è come minimo sterile,
che la macroeconomia è uno strumento da conoscere, esattamente come
il ciclostile della mia giovinezza o internet di oggi, la
macroeconomia ci aiuta a capire che ci sono cose che non possono NON
conseguire a determinate premesse, che il potere economico ha
determinato "al riparo dal processo elettorale", che ci sono
responsabilità ingiustificabili.
Fate chiarezza, anche a prezzo di
dolorose autocritiche, o morremo tutti schiavi.
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