giovedì 12 dicembre 2013

LETTERA AL MANIFESTO (L'ENNESIMA)

  La transizione è stata traumatica, ancora rimpiango la carta; alla "vecchia"edizione on line mi ero adattato, ora non poter archiviare la copia giornaliera per rileggermela al riparo dalle bizze del mio collegamento ADSL (grazie telecom) mi crea qualche disagio; mi abituerò.

  Ma quello che conta è quello che trovo sul "mio" giornale, sono critico da almeno un anno e ve l'ho scritto più volte, purtroppo non c'è altro da leggere, ma non è il caso di accontentarsi. Siete sovente appiattiti sulla sinistra che c'è, anche se non è più sinistra (p.es. avete seguito la campagna elettorale di Bersani legittimandone un ruolo di leader che non ha), state facendo lo stesso con Renzi, dandogli una dignità politica degna di miglior causa. Il PD non è più un partito "salvabile", nonostante i tentativi di SEL, rendetevene conto e cambiamo pagina. Guardate con sospetto a Grillo e ai 5*, avete ragione, è un movimento composito, in cui convivono delle belle teste (poco influenti) e tante pance da vellicare in attesa di buttare la massa raccolta su una qualche bilancia, il che mi preoccupa molto. Date al sindacato lo spazio canonico senza sottolineare il suo ruolo conservatore di diritti che vanno diventando privilegi. Avete ultimissimamente scoperto le piazze anomale e annusato collegamenti, collusioni, direttive con logiche da questurini più che da sociologi (oggi però Viale mi smentisce, speriamo continui); certo sarebbe "bello" se gli scontenti scendessero in piazza cantando l'Internazionale dietro a rosse bandiere, inneggiando ai gloriosi leader del passato come facemmo noi nei '70 (in ogni caso servimmo a poco); così non è. Hanno perso fiducia nei partiti che da almeno tre decenni non hanno un programma autenticamente "di sinistra" ma si sono limitati a gestire la ritirata. E qui arriviamo al punto: capire che è successo. La nostra parte del mondo, l'Europa, ha rinunciato a Keynes, come il resto del mondo, sulla spinta delle teorie ultraliberiste di von Hayek, confidenzialmente reaganomics. Il capitale nel suo incessante inseguimento del saggio di profitto sta erodendo la base stessa della produzione metropolitana, con annessi salari. Qui da noi il fenomeno è stato realizzato grazie ad un artifizio monetario, l'euro, che ha distrutto l'autonomia del sistema politico che non ha più il controllo delle leve di politica economica essendo state delegate (scippate) altrove. Da qui il grido inquietante "Italia, Italia" delle piazze: il popolo SA che i nostri politici sono inutili, lo sa come sapeva Pasolini in un altro contesto, lui perchè era un intellettuale, i manifestanti perchè vivono il degrado sul loro essere. Cosa dovrebbe fare il "mio" giornale? Spiegarci che riconquistare il predominio della politica sull'economia è la condizione indispensabile per puntare nuovamente al socialismo, che le analisi usate sono rassicuranti ma inutili, che essere comunisti ma non capire le masse è come minimo sterile, che la macroeconomia è uno strumento da conoscere, esattamente come il ciclostile della mia giovinezza o internet di oggi, la macroeconomia ci aiuta a capire che ci sono cose che non possono NON conseguire a determinate premesse, che il potere economico ha determinato "al riparo dal processo elettorale", che ci sono responsabilità ingiustificabili.

  Fate chiarezza, anche a prezzo di dolorose autocritiche, o morremo tutti schiavi.

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