Lettera inviata al manifesto a commento di un articolo di Tonino Perna.
"Sintetizzando: Perna pensa che quelli ci hanno governato negli ultimi decenni siano degli incapaci che si sono nascosti dietro le sottane europee accettando di attuare politiche antipopolari. E' vero, ma solo in parte. Ascoltando l'intervista di Monti ad una TV americana traspare non l'ignavia di chi si accoda alle direttive supreme ma la convinzione che la crisi si supera "distruggendo la domanda interna", quindi le importazioni; aumentando le esportazioni; aumentando il saldo primario; tutto ciò in una comune politica europea. Dimenticando di aggiungere che questo è ciò che permette ai finanziatori nordici e domestici di galleggiare sul nostro impoverimento (cosa che Prodi sa benissimo) consentendo loro di rientrare dei prestiti al nostro settore privato fatti negli anni di vacche grasse. In soldoni: tagliare i servizi sociali, aumentare le tasse per pagare gli amici (suoi). C'è qualcosa di profondamente sbagliato in questo modo di ragionare: che la condizione umana non conti nulla, che il controllo dell'inflazione sia più importante della piena occupazione, che la nostra Repubblica fondata sul lavoro sia un vincolo (tutto torna). Fin qui come la vede la destra. Ma la sinistra? Si è accorta del trappolone celato dietro al "più Europa" che serviva solo per "ricollocare" le risorse a favore del turbocapitalismo boccheggiante? Come intende provvedere? Se non lo farà lei (la sinistra) ci penseranno le Le Pen di ogni paese sfruttato, e ciò non mi tranquillizza: vorrei sapere se fra i rimedi "lepenisti" ci saranno anche la limitazione della circolazione dei capitali e l'indicizzazione dei salari, senza i quali la povertà sarà solo gestita da altre mani. mf"
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