Stiamo vivendo una grave degenerazione nella repubblica democratica fondata sul lavoro, la nostra, ma non da ora.
Da sempre le decisioni strategiche sono ovunque prese da élite: religiose, militari o economiche, salvo eccezioni effimere; nel dopoguerra, dopo il disastro, si sono tentate strade diverse portando le decisioni alla portata di cittadini non più sudditi. Ma il pensiero unico, mai domo, spogliatosi dell'esteriorità religioso-militare ha continuato a pianificare "al riparo dal processo elettorale" (googlare) continuando la prassi millenaria delle case regnanti: il governo teocratico (per grazia di dio) è diventato finanzocratico (perché controlla i quattrini). Da qui i raduni annuali, riservati ed elitari, dei vari think tank liberali e globalisti: sono i convivi dei nuovi re del mondo.
Torniamo a noi. Finito il periodo "costituzionale del 48" il trasferimento di poteri dal parlamento a decisori opachi ha causato il peggioramento delle condizioni dei cittadini esautorati e l'aumento degli utili dei suddetti re. L'opacità non è un fenomeno iniziato con l'approvazione dell'ultima finanziaria. Non mi piace un parlamento trasformato in curva da stadio ma non è da ora. Le anime belle che ora si scandalizzano provino a riguardarsi la nostra storia con un minimo di onestà intellettuale: cosa fu il divorzio Tesoro - Bankitalia deciso con due letterine da due servitori dello stato? Visti i risultati, o erano cretini o servivano altri poteri fuori dal parlamento...
Ritorniamo a oggi: la sensazione è che questo governo voglia fare "qualcosa" per allentare la tensione popolare magari senza arrivare al GJ, daltronde noi abbiamo già avuto i forconi ed è meglio anestetizzare che cauterizzare... non può farlo esplicitamente e completamente perché impedito dalle asfissianti regole del IV rech, ecco che allora si introducono provvedimenti che, pur essendo assolutamente insufficienti, appaiano anti euro-pei. Sicuramente in Teutonia pensano che è meglio un uovo in meno ma la gallina ancora nel pollaio, oltretutto in un momento in cui il galletto francese ha cambiato canzone.