Un paio di settimane sono passate, poco più.
Le analisi a caldo e a tiepido, quelle elastiche, le trionfanti e le mimetiche, le livorose e le vittoriose sono decantate.
Resettare per piacere.
Abbiamo scongiurato per una fortunata congiunzione di consapevolezza (minoritaria), disagio, calcolo vendicativo ma anche crassa supponenza e sciocca sopravvalutazione del proprio potere un micidiale colpo basso.
Non abbiamo vinto.
Abbiamo chiesto al baro di cambiar mazzo, lui ha gettato il vecchio e ne ha scellofanato un altro altrettanto truccato, tanto, pensa -'sti coglioni mica lo capiscono subito- l'importante è durare...
Abbiamo chiesto non la santificazione di un pezzo di carta ma il rispetto di un contratto sociale.
Non si può fare? Non ci sono alternative? Cazzate!
La maggioranza di questo Paese, senza giornali e TV, senza sicurezza del domani, rinunciando alla salute, raccattando lavoricchi, rimandando la genitorialità (a questo servono gli immigrati: a turare buchi) ha detto che quel contratto sociale è bello e valido.
È ora di pretenderlo.
Nessun commento:
Posta un commento