giovedì 3 novembre 2016

ECONOMIA, SOCIOLOGIA, STORIA

  Leggo accorati interventi a favore dell'immigrazione.

  Il sentimento diffuso è la solidarietà per chi è disagiato.

  Gli estensori mostrano umanitarismo catto-sinistrista: stanno male, siamo parte della stessa umanità, siamo più ricchi di loro, dobbiamo condividere ciò che abbiamo.

  Però manifestano anche qualche lacuna economica, sociologica, storica.

  Cominciamo con l'economia, tutto cominciò con la liberalizzazione della circolazione dei capitali, delle merci e delle persone. Che figata: posso andare a Lisbona per il weekend senza restrizioni! Caspita! Al ritorno la ditta ha chiuso e si è trasferita in Romania; potrei fare l'imbianchino come quando studiavo, per arrotondare, ma un africano imbianca a metà prezzo e non ci campo, d'altronde l'africano è scappato dalla fame conseguente all'esproprio del suo campicello ad opera di una qualche entità economica sovranazionale, magari la stessa che mi dava da lavorare qui...

  Integrare un immigrato fra cento autoctoni volenterosi è semplice, integrarne mille fra centomila diventa un ghetto: la quantità è qualità e qui siamo alla sociologia.


  Se avessimo più memoria o quel giorno fossimo stati in classe ci ricorderemmo dei Goti e di Adrianopoli: le immigrazioni o le gestiamo o ci travolgono; e anche la storia è servita.


  Vi pare drastico?


  Quando non esisteremo più come consesso civile perché incattiviti ci guarderemo in cagnesco odiando chi sta meglio perché sta meglio e chi sta peggio perché ci toglie qualcosa pensate che vorremo ancora aiutare qualcuno?


  Intanto la solita entità economica starà estraendo tutto il valore possibile dal nostro povero lavoro e da quello del povero africano.

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