Il due d'agosto di trentasei anni fa morivano ottantacinque innocenti e il sistema nervoso della politica italiana.
Il PCI, che col suo impianto moderato aveva contribuito alla realizzazione del sistema economico keynesiano sancito dalla Costituzione, rimaneva come semplice simulacro.
La devitalizzazione fu fatta col tritolo.
Alcuni nervetti periferici continuarono a fibrillare ancora per un po' poi anche loro rimasero inerti, figurine caparbie e patetiche di un mondo che fu e che non riuscì a rinnovarsi, restò anche una massa di cittadini senza rappresentanza, incapaci, senza un centro di elaborazione dei fatti, di individuare non solo l'antagonista ma anche i parametri per valutarlo.
Se non si capiscono le cause e le conseguenze di quella morte politica anche tutte quelle che sono seguite, suicidi per disperazione o vergogna, restano fatti di cronaca, spesso silenziati, senza spessore politico.
Sarebbe ora di uscire dalle commemorazioni smemorate o strabiche per valutare cosa è cambiato in questi trentasei anni, chi ha guadagnato e chi perso.
Magari ci si troverebbe più d'accordo con un vecchio arnese della prima repubblica che con un PDino lustro e plastificato. Basterebbe allontanarsi dal contingente, cancellare il chiacchiericcio, dimenticare le usate categorie.
Dobbiamo ritornare nel vecchio "arco costituzionale" e da li scoprire, con chi ha memoria e coraggio, che la Costituzione è la carta della nostra libertà, tra l'altro mai applicata in toto.
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