Fassina ridà le dimissioni. Apparentemente per permalosità (Chi?) in sostanza per una divergenza sostanziale dalla linea del suo partito e del governo.
Chi abbia seguito il merito della questione plaude alla coerenza, chi si accontenta dell'informazione maggioritaria non capisce, come da copione, nulla.
Da quasi un anno Fassina, che è un economista innestato in politica, è sempre più a disagio nell'attuare misure economiche non dettate dai libri studiati o dalla missione storica della sinistra ma dall'opportunità, o peggio dall'opportunismo. La rete è piena di testimonianze al proposito.
Fassina sa benissimo che l'Eurozona è un meccanismo perverso che non concede speranza, famosa la sua frase (che non solo è sua) "se non puoi svalutare la moneta svaluti il salario", i meccanismi innestati dall'€uro sono sotto gli occhi di tutti ma non tutti ne comprendono la perversa logica, lui (insieme ad un numero crescnte di tecnici e semplici cittadini) si. I suoi compagni di partito viaggiano tetramente verso il disfacimento presi nel gorgo di logiche ineluttabili, per loro. Ora si è evidentemente stancato di fare la foglia di fico.
Ma spero ci sia dell'altro. Spero che la sua decisione sia l'inizio di un redde rationem all'interno di un partito che ha conservato i metodi stalinisti trapiantandoli in dinamiche neofeudali, l'aderenza alla politica imperiale teutonica ne suggerisce una conferma estetica. Non c'è più traccia della sollecitudine verso la parte più sacrificata e operosa della società, solo il sofferto adeguarsi al dislocamento ideale che ha colpito il paese a cavallo della data fatidica della caduta del muro. Da allora il partito ha cercato di riciclarsi orientando le vele dall'est al nord, perdendo credibilità in basso e affidabilità in alto. In pratica ha cessato di avere la funzione che si era dato nei decenni passati. Se vuole ritornare ad avere un ruolo coerente con la sua storia ed i bisogni dei suoi elettori umili deve riconoscere gli errori indotti dall'acquiescenza ad interessi esogeni.
Spero che Fassina sia un sintomo.
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