Dopo l'assemblea di Landini e Rodotà dell'8 settembre 2013, Ingroia sul manifesto accusa ricevuta.
Il commento è d'obbligo (gli voglio bene, anche se mi sento un amante tradito).
Bravo Ingroia! Fa autocritica sul rovescio di RC e richiama
all'unità i delusi del recente e remoto passato, come me. Purtroppo
si ripropone coi limiti di qualche mese fa: individua giustamente
nella difesa della Costituzione l'ultima trincea per difendere la
nostra democrazia, riconosce altri movimenti con lo stesso intento
e auspica un cammino comune senza leaderismi o prevaricazioni. Tutto
bene? No, chi, marxiano, keynesiano o liberaldemocratico, oggi si
batte per un ritorno al potere del popolo, cioè democrazia, cioè
sovranità popolare, lo fa avendo ben presente che l'ostacolo è
l'esproprio di rappresentanza, legislazione e governo che l'Unione
europea, cresciuta deforme e mostruosa ai soli fini della
salvaguardia del capitale e del profitto, ha realizzato, con il
concorso, magari obtorto collo, delle (ex)sinistre moderate. I
Trattati europei sono incompatibili con le Costituzioni nazionali
perché ne sono il superamento in chiave ultraliberista. Logica
vorrebbe che il primo irrinunciabile passo per modificare
(rivoluzionare) l'esistente fosse l'espianto del cancro che ci
divora: l'unità monetaria, braccio armato dell'Unione europea, e
cominciare a dibatterne senza infingimenti. 70 anni fa, nel CLN,
democratici di ogni estrazione (con pesi diversi) si unirono per
combattere il nemico comune, lo stesso deve avvenire ora. Dopo, a
guerra vinta, potremo anche perdonare e riammettere i
collaborazionisti a funzioni esecutive: Oggi chi è con la
Costituzione della Repubblica Italiana non può essere con Maastricht
e Lisbona.
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