sabato 14 settembre 2013

Ingroia, alzati e cammina.

Dopo l'assemblea di Landini e Rodotà dell'8 settembre 2013, Ingroia sul manifesto accusa ricevuta.
Il commento è d'obbligo (gli voglio bene, anche se mi sento un amante tradito).

Bravo Ingroia! Fa autocritica sul rovescio di RC e richiama all'unità i delusi del recente e remoto passato, come me. Purtroppo si ripropone coi limiti di qualche mese fa: individua giustamente nella difesa della Costituzione l'ultima trincea per difendere la nostra democrazia, riconosce altri movimenti con lo stesso  intento e auspica un cammino comune senza leaderismi o prevaricazioni. Tutto bene? No, chi, marxiano, keynesiano o liberaldemocratico, oggi si batte per un ritorno al potere del popolo, cioè democrazia, cioè sovranità popolare, lo fa avendo ben presente che l'ostacolo è l'esproprio di rappresentanza, legislazione e governo che l'Unione europea, cresciuta deforme e mostruosa ai soli fini della salvaguardia del capitale e del profitto, ha realizzato, con il concorso, magari obtorto collo, delle (ex)sinistre moderate. I Trattati europei sono incompatibili con le Costituzioni nazionali perché ne sono il superamento in chiave ultraliberista. Logica vorrebbe che il primo irrinunciabile passo per modificare (rivoluzionare) l'esistente fosse l'espianto del cancro che ci divora: l'unità monetaria, braccio armato dell'Unione europea, e cominciare a dibatterne senza infingimenti. 70 anni fa, nel CLN, democratici di ogni estrazione (con pesi diversi) si unirono per combattere il nemico comune, lo stesso deve avvenire ora. Dopo, a guerra vinta, potremo anche perdonare e riammettere i collaborazionisti a funzioni esecutive: Oggi chi è con la Costituzione della Repubblica Italiana non può essere con Maastricht e Lisbona.

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