Gli ultimi decenni hanno visto una progressiva disgregazione della società uscita dalla guerra, innervata dalla Costituzione, in equilibrio fra i due blocchi.
Ora di blocco ce n'è uno e in questa egemonia noi, paese ma anche Europa, siamo meno blanditi; la conseguenza è il superamento dei principi costituzionali, meno tollerabili; l'assalto ai nostri asset pubblici, figli del compromesso keynesiano postbellico; l'impoverimento di stato e popolazione; l'appalto al paese centrale della guida economica del continente, secondo la sua natura e le sue regole. Con queste premesse il superstite blocco spazia incontrastato recuperando quanto concesso sotto la pressione del nemico che fu. Se le cose stessero così ci sarebbe da chiedersi: -ma gli conviene una depressione economica prolungata che falcidia produzione, consumi, utili e consenso?- Ma le cose sono più complicate: di blocchi ne sta sorgendo un altro, i BRICS, che si sta strutturando finanziariamente, economicamente è aggressivo, militarmente sempre più visibile (l'affaire Grecia-FMI-Putin non dice nulla?).
Quindi? A noi europei converrebbe una politica di non allineamento, un'equidistanza che è difficilmente raggiungibile stante l'occupazione militare del nostro territorio e l'omologazione delle nostre classi dirigenti. Dovremmo leggere i fatti violenti che sbocciano sui nostri confini come la creazione di una "cortina di terrore" che ci isola dai possibili, e per progetti definiti, nuovi compagni di strada. Gli statisti (?) europei dovrebbero liberarci da regole e modelli esogeni, il rifiorire delle economie europee porterebbe vantaggi anche ai produttori di jeans americani...
Nel nostro piccolo vediamo che i partiti al potere hanno completamente interiorizzato gli ordini, chi vorrebbe un'alternativa lo fa proponendo altri manovratori in nome di un massimalismo sterile se "buono" livido se "cattivo".
La strada non può che essere un continente libero da uniformità forzose, in cui si collabora con le proprie peculiarità, si cresce con le proprie forze, si commercia ognuno con la propria moneta.
Ma la destra guarda pavlovianamente all'Atlantico, la sinistra insegue l'internazionalismo proletario...